Cacciatori di Sogni e di Storie

Johann, in realtà, si chiama Hans. E non è un prete cattolico o un monaco buddhista, bensì un pastore metodista. Lo scopro a Chiang Mai, la seconda città della Thailandia, anziché nello sperduto villaggio dov’ero finito a cercarlo.
Il che dimostra che causalità e casualità possono coesistere. E’ un effetto del principio d’indeterminazione di Heisenberg, uno dei miti della mia personale cosmologia, di quei misteri che non comprendo ma che si prestano a ogni interpretazione. Senza contare che il nome stesso è di straordinario fascino estetico ed evocativo.
Ma partiamo dalla fine (che poi non è tale). Dunque, incontro Hans o Johann, che non è chi mi aspettavo, né dove me lo aspettavo. Come ciò accada e perché, questa è la trama di una storia che aspetta di essere scritta. Una storia che comincia in un ristorante italiano di Bangkok, dove sento parlare di un prete, forse un monaco, che da quasi trent’anni vive «da qualche parte, verso il confine con la Birmania» spostandosi tra i villaggi karen disseminati tra le montagne dell’area.
Questo è solo un appunto degli eventi che da quel momento si sono susseguiti secondo un apparente nesso di causa-effetto. Ma anche del tutto casuali, determinati da mie libere scelte personali, spesso per puro impulso. E’ l’autodeterminazione che per magia si manifesta nel principio d’indeterminazione.
E’ accaduto così anche per Hans: tanti anni fa ha scelto la Thailandia come terra di missione perché era interessato al buddhismo, aveva letto Siddharta. Ed è arrivato in uno sperduto villaggio karen, ancor più sperduto di quello dove l’avevo cercato, per puro caso. «C’erano così tante porte aperte» dice. Passata la porta di quel villaggio, ancora protetta dagli Spiriti, ha dovuto cercare un punto di contatto coi karen, un modo di comunicare il Verbo. L’ha trovato studiando i loro miti e i loro sogni, che paragona a quelli della Bibbia (le consonanze, in effetti, sono molte. A cominciare dal Nome di Dio: Y'wa, per i Karen).
E così, al tavolo del ristorante thai-vietnamita dove trascorriamo la controra, vedo apparire Jung coi suoi archetipi e Freud coi suoi sogni, Geremia con le sue lamentazioni, i wi e i k’thi thra, i profeti e gli sciamani karen coi loro Spiriti. Compagnia interessante e impegnativa.
Ripenso e rimpiango un po’ gli incontri e i personaggi che li hanno preceduti e mi hanno condotto qui. L’italiano che si definisce un avventuriero e ha molte storie da raccontare, il giovane prete karen che non capisce che cosa cerco, l’apparizione di un’affascinante Bernadette.
«Il buffo è che non so chi sto andando a cercare ma è bello partire all’alba per farlo» ho annotato il mattino che ho iniziato a seguire questa storia. Era come se, per l’ennesima volta, cercassi di innescare un personale effetto farfalla. Salendo su una vecchia corriera anziché con un battito d’ali.
«Alla fine si tratta di credere in Dio» dice Hans.
Io credo. E lo ringrazio per questa storia.

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Les Philosophes, di Joan Mirò
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