Urla nel silenzio

Aung San Suu Kyi, in un certo senso, è quella che sta meglio. Anche se ha trascorso 13 degli ultimi 19 anni agli arresti domiciliari. Anche se soffre di disidratazione e non riesce più a mangiare. Anche se non può essere visitata dal suo medico personale, che è stato arrestato la sera del 7 maggio. Lei sta meglio degli oltre cento attivisti politici birmani in gravissime condizioni di salute rinchiusi in prigioni e campi di lavoro nei più remoti e segreti angoli della Birmania. L’ultimo rapporto della Assistance Association for Political Prisoners li definisce “Silent killing fields”.
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