Che ti possano...

«Se non dici la verità possano strangolarti gli amuleti attorno al collo, possa tu venire colpito da un proiettile, investito da un’auto, fulminato dall’elettricità…Possano essere assassinati tutti i membri della tua famiglia, possano morire in un disastro aereo”. Così, a quanto dicono, il primo ministro cambogiano Hun Sen avrebbe maledetto il premier thailandese Abhisit Vejjajiva. E’ accaduto dopo l’ennesimo scontro alla fontiera Thai-Cambogiana attorno al tempio di Preah Vihear, da secoli oggetto di culto e disputa per entrambi i paesi. Abhisit ha replicato con la flemma che gli deriva da una rigorosa educazione compiuta tra Eton e Oxford. Secondo alcuni, tuttavia, la sua sicurezza deriva da ben altro: il Luangpor Thuad M16.
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Che non è, come si potrebbe supporre dal nome, una versione thai del fucile d’assalto americano. Bensì un amuleto che dall’arma prende parte del nome (si racconta che un camionista che lo indossava non sia stato scalfito da una raffica di M16). Lo ha mostrato lo stesso Abhisit durante una conferenza stampa. A chi gli chiedeva se indossasse un giubbotto antiproiettile (in questo caso per proteggersi da attentati di oppositori locali) ha risposto aprendo la camicia e mostrando che il suo “scudo magico”, ossia dieci amuleti attorno al collo (di cui quello era il pezzo più pregiato). Il che spiega anche la prima delle maledizioni lanciate da Hun Sen.
Tutto ciò può far sorridere. Ma la magia, gli Spiriti, l’astrologia sono un elemento fondamentale per comprendere la politica asiatica. Il fenomeno in Thailandia è descritto in un breve saggio di Pasuk Phongpaichit e Chris Baker, due dei maggiori esperti di cultura thai contemporanea: “The spirits, the stars, and Thai politics”.
In questa parte di mondo, dove la reincarnazione è uno dei principi cardine delle religioni più diffuse (hinduismo e buddhismo) e dove sono ancora forti i culti animistici e degli antenati (collettivi o familiari), l’idea di una dimensione popolata da Spiriti transeunti, Entità immanenti la natura, qualche cosa che manifesti il sacro (le ierofanie del Trattato di storia delle religioni di Mircea Eliade) diviene reale.
Come non si può più parlare di religione quale sovrastruttura, altrettanto non si può definire la comprensione di altre religioni in termini di relativismo culturale.

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