Prendi Ancona, ad esempio

«Ancona non cambia, ma ci si vive bene». Ancona diviene una metafora dell’Europa.
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“Vedutina” di Ancona

Scritta da un anconetano, sia pure residente all’estero, la seconda affermazione può sembrare campanilistica. Ma è giustificata dalla prima, detta da un altro anconetano residente all’estero. Quest’ultimo è un personaggio di spessore: il dottor Giovanni Capannelli, consigliere speciale del direttore dell’Asian Development Bank Institute, un think-tank, un centro studi sulle economie asiatiche.
Quei due anconetani espatriati si sono incontrati, in uno di quei giochi di coincidenze che dimostrano la Teoria dei piccoli mondi, al Business & Investment Summit che si è svolto a Phnom Penh in parallelo al Summit dell’Asean, l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico.
Il summit economico, in un certo senso, si è rivelato più interessante di quello politico. Soprattutto perché ha permesso di comprendere e analizzare i megatrend che stanno spostando a est il centro del mondo.
Nell’intervista che mi ha concesso dopo il suo intervento, Capannelli li ha definiti “inesorabili”, delineando quindi uno scenario di estrema complessità che a tratti risultava difficile da comprendere. Mentre parlava, cercando di seguire le sue analisi, non ho potuto fare a meno di notare un accento marchigiano, e lui ha puntualizzato, come fa la maggior parte degli anconetani: «di Ancona». E’ stato allora che Ancona è divenuta una metafora di ciò che rappresenta l’Europa nello scenario globale, asiatico, in particolare. Per quanto il vecchio continente sia in un momento di stasi evolutiva, può ancora definire un modello culturale. A condizione che se ne abbia coscienza e capacità di affermarlo. Grazie a quell’esempio, quindi, è stato molto più semplice capire le dinamiche e le possibilità del futuro prossimo venturo. Che, alla fine, grazie ad Ancona, non appare così cupo.
E poi bisogna anche ammettere che l’Italia al Summit Asean era ben rappresentata da un anconetano. Che non ero io. Ma con me eravamo in due.
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