Dio mio, come sono caduto in basso
20/01/10 12:24 Filed in: Diario di bordo
“Putrefazione selvaggia, bagni di sudore, uomini alla deriva… Bangkok è tutto questo più sbuffi di basilico rancido e marijuana fredda che sembra espellere da narici invisibili…Ci si arriva quando si sente che nessuno ci amerà più, quando si getta la spugna. A pensarci bene la città è solo questo, il protocollo di una caduta”.
Dio mio come sono caduto in basso.
Almeno così pare, leggendo Bangkok, il romanzo-reportage di John Osborne, canonizzato come uno dei maggiori travel-writer contemporanei, novello Greene o Malraux. Ma se osservo il Chao Phraya, il fiume che scorre sotto le mie finestre, non lo vedo “scorrere limaccioso e violento”. Salvo che la violenza non sia quella delle onde dei battelli turistici.
Dio che drammatizzazione.
Bangkok può anche essere quella descritta da Osborne, in bello stile e con parecchie confusioni, ma lo è solo per i più pervicaci cacciatori di colore locale, né si può definire con quegli aggettivi, quegli stereotipi, quegli effluvi citati in queste prime righe e tratti dalle sue prime pagine.
Io posso anche essere caduto ma non ho gettato la spugna né sono alla deriva. Casomai nuoto controcorrente.
Dio mio come sono caduto in basso.
Almeno così pare, leggendo Bangkok, il romanzo-reportage di John Osborne, canonizzato come uno dei maggiori travel-writer contemporanei, novello Greene o Malraux. Ma se osservo il Chao Phraya, il fiume che scorre sotto le mie finestre, non lo vedo “scorrere limaccioso e violento”. Salvo che la violenza non sia quella delle onde dei battelli turistici.
Dio che drammatizzazione.
Bangkok può anche essere quella descritta da Osborne, in bello stile e con parecchie confusioni, ma lo è solo per i più pervicaci cacciatori di colore locale, né si può definire con quegli aggettivi, quegli stereotipi, quegli effluvi citati in queste prime righe e tratti dalle sue prime pagine.
Io posso anche essere caduto ma non ho gettato la spugna né sono alla deriva. Casomai nuoto controcorrente.
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