Il patto col diavolo

«In quale fottuto paese sarei potuto diventare editore con un investimento minimo? Certo: il governo mi ha sostenuto. Ho detto: ehi, la vostra immagine internazionale non è tanto bella. Forse posso aiutarvi». Così mi disse Ross Dunkley, australiano, direttore ed editore di The Myanmar Times, unico giornale birmano rivolto al mondo esterno.
Il 10 febbraio Ross è stato arrestato a Rangoon con l’accusa di aver violato le leggi sull’immigrazione. Si dice anche sia stato imputato di rapporti con prostitute e possesso di marijuana. Ross è stato trasferito nella prigione di Insein, luogo di detenzione e tortura degli oppositori politici. L’udienza a suo carico si svolgerà il 24 febbraio. Se ritenuto colpevole rischia sino a cinque anni.
Sino a giovedì scorso questo grosso australiano dalla testa rasata poteva davvero definirsi un uomo fortunato. Era sempre riuscito a cavarsela in un paese dove i peggiori incubi possono materializzarsi in un risveglio improvviso.
In realtà Ross aveva fatto un patto col diavolo. Il suo Mefistofele si chiamava Khyn Nyunt. Nel 2000, quando Ross aveva lanciato il Myanmar Times, l’operazione era stata benedetta da lui, allora primo segretario della giunta militare nonché comandante dell’intelligence Militare. Ecco perché, quando avevo chiesto a Ross come se la cavasse con la censura (domanda di un’ingenuità che ancora mi sbalordisce), lui aveva risposto: «Ho detto: posso esservi più utile se il giornale non è sottoposto alla censura standard, è più appropriato il controllo dell’MI, l’intelligence Militare».
Al tempo del nostro incontro il generale Nyunt era addirittura primo ministro e Ross godeva di una protezione assoluta: era l’uomo che presentava all’occidente il volto umano della giunta. Pochi mesi dopo, però, il generale fu destituito “per ragioni di salute”, quindi arrestato per corruzione e condannato a 44 anni di carcere da scontare nella prigione di Insein. Alcuni dicono che in seguito gli siano stati concessi gli arresti domiciliari, ma nessuno sa bene dove sia finito.
Qualche anno dopo ho incontrato ancora Ross. Sempre in perfetta forma e più indaffarato. Nel frattempo aveva fatto altri patti con altri diavoli. il primo con “Sonny” Myant Swe, figlio del generale Thein Swe, che nel 2005 era a capo del dipartimento delle relazioni internazionali del Servizio Segreto Militare. Poi anche la famiglia Swe era caduta in disgrazia e finita in carcere. Ross, allora, aveva concluso un accordo con il dottor Tin Tun Oo, tycon locale legato alla giunta.
Il problema è che il Dr. Oo non è caduto in disgrazia. Anzi, è divenuto membro dello Union Solidarity and Development Party, il partito costituito come espressione “democratica” della giunta. Così, quando le discussioni circa l’assetto della società editrice del Myanmar Times (che nel frattempo ha avviato altre pubblicazioni in sud-est asiatico) si è spinta troppo oltre, per Ross è giunto il momento di scontare il suo patto. Questa l’interpretazione di molti osservatori locali e del suo socio e connazionale David Armstrong.
Forse Ross è finito in prigione perché pensava che i tempi fossero davvero cambiati e che in Birmania ci fosse spazio per la discussione (il che è un’offesa alla sua intelligenza). Più probabilmente i suoi mefistofelici padrini hanno pensato di non aver più bisogno di lui, del suo aiuto per migliorare l’immagine del paese. Ormai sembrano convinti di aver accreditato l’idea di un paese in cammino verso una nuova era, un nuovo sistema e una nuova piattaforma politica che conduca alla democrazia. Seppur “fiorente nella disciplina”, secondo il detto del generale Than Shwe, vero Lucifero della Birmania, ma democrazia.
A leggere alcuni giornali occidentali c’è da credere che i birmani e Than Shwe abbiano raggiunto il loro scopo. Il che mette a rischio molte persone, private di un forte appoggio esterno. Non è il caso di Ross. Lui, com’è probabile e come spero, se la caverà. Ma degli oltre 2000 prigionieri politici detenuti nel carcere di Insein e negli altri penitenziari che costellano il Myanmar. Ci sono da anni e sono destinati a restarci. Dimenticati.
Il patto col diavolo, ancora una volta, lo sta facendo il mondo. Come condannare Ross? Per carità, però, non trasformiamolo in un martire.


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