Il senso dell'onore

«Non sei stato un uomo d’onore» mi dice il funzionario del consolato Birmano a Bangkok ridandomi il passaporto.
E’ la sua spiegazione al fatto che mi hanno negato il visto. Anzi, con un bizzarro senso dell’ironia, prima me lo hanno concesso applicandolo sul passaporto e scrivendoci journalist. Poi lo hanno annullato con un timbro: Cancelled.
Io, in effetti, non sono stato sincero: nella domanda per il visto ho mentito sulla mia professione. Non sul mio scopo. Avevo detto che volevo andare a Rangoon perché mi sembrava un momento interessante.
Al funzionario mi sono limitato a rispondere che lui e tutti quelli come lui non mi sembravano le persone più adatte per parlare d’onore.
Altre volte, in passato, il visto mi era stato concesso. Sembrava quasi un gioco delle parti. Io mentivo e loro fingevano di crederci. Evidentemente, in questo momento, dopo le “elezioni”, non vogliono testimoni.
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“Anatomia di un’elezione”: è il titolo di un bell’articolo di Patrick Winn pubblicato sul sito Global Post. Anatomia è un termine perfetto. Si compie su un cadavere, su qualcosa che non ha vita. Adesso che il morto è su un tavolo dell’obitorio, ci accorgiamo che non ha vita. Prima, quando era disteso per strada, sanguinante, massacrato, allora no, non era morto. Poteva solo esserlo. Forse. Forse chi l’aveva ucciso poteva farlo risorgere.
E’ ciò che è accaduto. Adesso, a giochi fatti, tutto l’Occidente scopre che le elezioni birmane sono state una farsa. Lo stesso partito d’opposizione – quello che si era opposto al boicottaggio richiesto dalla Signora Aung San Suu Kyi – ne chiede l’annullamento. Prima era stato un continuo ripetere di se, ma, forse, sottili distinguo sul meno peggio, sull’unica possibilità, sulla mancanza di alternative. Più corretti, in un certo senso, i governi dell’Asean e la Cina: confermano il loro giudizio, le elezioni sono un “passo avanti”.
Il commento migliore è stato quello di Tim Heinemann, ex colonnello dell’esercito USA oggi a capo di Worldwide Impact Now, una Ong che assiste le popolazioni oppresse. «Le elezioni sono state come mettere la facciata di una chiesa davanti a un bordello».
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