C’era una volta un M16

La guerra del Vietnam è finita. Anche se i reduci sono vivi. Anche se vive nella curiosità morbosa dei turisti. E’ più che finita: è storia. Ne ho la prova: un M16, il fucile d’assalto americano che ha fatto il suo debutto proprio in Vietnam, nel 1967.
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Non è più un’arma. E’ un reperto, quasi un fossile.
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E’ incrostato di conchiglie, concrezioni marine. E’ stato ripescato sul fondo del fiume dei profumi, a Hue, antica città che fu che fu centro commerciale, capitale dell’impero vietnamita e, molti secoli dopo, teatro dell’offensiva del Tet, una delle più feroci battaglie della guerra “americana”, come la chiamano qui.
Quel fucile è un reperto come le anfore per la preparazione del nuoc mam, la salsa di pesce, le ciotole per cucinare il riso, le ancore di pietra o i pesi per le reti. Migliaia d’oggetti della collezione di Ho Tan Phan, vecchio, sorridente signore che si definisce un erudito e da quasi quarant’anni raccoglie ciò che gli portano i pescatori, gli uomini dei sampan. A prima vista la sua casa e il suo giardino appaiono come la tana di un accumulatore compulsivo. Poi ci si rende conto che è una specie di magazzino storico. Tra ceste piene di pezzi di porcellana cinese e cumuli di vasi, piccole anfore, oggetti d’uso comune, si scoprono pezzi di grande bellezza e valore, come alcune ciotole di ceramica celadon.
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Di ogni cosa ti chiedi a chi appartenesse, a quali vicende umane sia legato, come sia finito in fondo al fiume. Tanto più tenendo tra le mani quel fucile.
E’ la poesia del mistero. Fa ricordare i versi di Baudelaire:
“Come lunghi echi che da lontano si confondono
in una tenebrosa e profonda unità”.

L’eco si riverbera nella mente: la storia non finisce mai.
Una scena di Full Metal Jacket. La battaglia di Hue.
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