Quale Democrazia, quale Religione?

«Quale democrazia vogliono in Thailandia? » chiede J.S., videogiornalista indipendente, birmano. Per lui la sproporzione tra ciò che accade a Bangkok e a Rangoon è incommensurabile. La richiesta di democrazia da parte di manifestanti che occupano il centro della città da quasi due mesi, incomprensibile. Il fatto che ciò accada, per J. che ha vissuto la dittatura birmana, è una prova di democrazia.
Per altri, vissuti nelle democrazie occidentali, la democrazia è divenuta un’icona, un mito. Una religione. Ogni trasgressione alle sue regole – e la Thailandia ne ha infrante molte – è un peccato mortale.
«Alla fine è sempre una questione di parole: democrazia, religione» dice Manit, maestro di meditazione al Wat Mahatat, uno dei più venerati monasteri di Bangkok. «Dovremmo essere più concentrati su noi stessi prima di pensare a che cosa è bene per tutti gli altri. Se non conosciamo noi stessi, come possiamo pensare di conoscere gli altri?».
Per un occidentale è l’ennesimo paradosso. L’egocentrismo diviene una virtù, in contrapposizione alla forza distruttiva dell’altruismo.
«Questo è uno dei grandi vantaggi del buddhismo, amico mio» dice Manit «Non è orientato ai risultati. Non c’è alcun modo in cui tu possa influire sul destino degli altri. Puoi farlo solo sul tuo».
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