Palermo sul Pacifico

La guerra al crimine globale può essere vinta solo con il Palermo Protocol.
La connessione tra mafie mondiali e la città siciliana può suonare fastidiosa. Ma questa volta è positiva: si riferisce alla “Convention against Transnational Organised Crime”, siglata a Palermo nel 2000 e finalizzata a elaborare una strategia globale contro il crimine organizzato.
Nonostante sia stato firmato da 147 paesi, in molte zone del mondo il Palermo Protocol non viene messo in pratica. La situazione è stata analizzata in un recente rapporto dell’United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC) focalizzato sull’area Asia-Pacifico: “Palermo on the Pacific Rim: Organised Crime Offences in the Asia Pacific Region”. In quest’area I profitti generati dal traffico di droghe, di armi, di esseri umani, di immigrati clandestini, di fauna, flora e risorse naturali, di opere d’arte e antichità, di veicoli rubati e dall’usura, il gioco d’azzardo e la prostituzione, superano il prodotto interno lordo di molte nazioni. Forte di un bilancio di miliardi di dollari, avverte il rapporto dell’UNODC, intrecciato alla corruzione, al riciclaggio di denaro, all’estorsione, il crimine organizzato è in grado di minacciare e i minare i governi locali, influenzare le politiche nazionali, mettere a rischio i diritti umani basilari.
Per l’ennesima volta dovremmo riflettere sui reali problemi della globalizzazione. Troppo spesso l’analizziamo come fenomeno monodirezionale che dall’Occidente “contagia” il resto del mondo. E non ci accorgiamo che il resto del mondo, spesso fuori controllo, sta esportando un nuovo modello: quello degli economic gangsters.

Per il download del rapporto clicca qui.
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