Zombi

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Una delle immagini più diffuse nell’orgia delle celebrazioni in memoria di Michael Jackson è quella dei detenuti del CPDRC, il Cebu Provincial Detention and Rehabilitation Center, la prigione dell’isola di Cebu, nelle Filippine. Ballano al suono delle sue canzoni. Appare come un commosso omaggio al re del pop. In realtà è un fenomenale spot per lo show messo in scena l’ultimo sabato di ogni mese nel cortile del carcere.
«Pensavo a un sistema per mantenere la disciplina. Abbiamo iniziato con la marcia, poi con la marcia e la ginnastica a suono di musica. Quindi abbiamo cominciato a ballare. I detenuti mi chiedevano perché. E io rispondevo: Che cosa volete? Stare tutto il giorno senza far niente?» spiega Bayron Garcia, il direttore del carcere.
«Ci sono stupratori, rapinatori, assassini. Gente dalla testa dura, ma adesso sono più bravi. Ballano e non pensano» dice Lim, agente di custodia.
Il pezzo forte dello show è proprio il remake del videoclip “Thriller” di Michael Jackson. Un centinaio di detenuti-ballerini si muovono all’unisono, con inquietanti gesti da marionetta, portando in spalla tre bare bianche: sembrano davvero zombi. All’improvviso da una bara salta fuori un bakla, un transessuale, in prigione per spaccio di shabu, la metanfetamina che sta facendo impazzire l’Asia. Balla inguainato in un top bianco, la faccia dipinta di bianco e gli occhi bistrati con colori che si sciolgono sotto il sole formando enormi lacrime. E’ un doloroso incubo danzante.

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Niente e così sia

Tremila persone del gruppo etnico Karen si sono rifugiate in Thailandia per sfuggire a una nuova persecuzione del governo birmano. Il rapporto dello United Nations Inter-Agency Project on Human Trafficking (UNIAP) denuncia che 2.5 milioni di persone sono vittime dei trafficanti di esseri umani. Un rapporto della Fao rileva che un miliardo di persone soffrono la fame, 100 milioni in più rispetto allo scorso anno.
Che cosa accomuna tutte queste persone? Il Niente. Sono tutti “protagonisti-particella ignoti e invisibili” della TON, la Theory of Nothing, la Teoria del Niente. Elaborata e documentata dall’antropologo Alberto Salza nel saggio Niente, è un’analisi della povertà estrema, un viaggio all’inferno. In un momento di scontro tra moralismi e correttezze d’opposto segno, Salza ti sputa in faccia la realtà. Ti fa odiare la miseria e, qualche volta, anche i poveri che ci disturbano con la loro esistenza. “Tutti allungavano le mani verso di me, almeno quelli che ce le avevano” scrive. Poco a poco capisci che quel Niente potrebbe risucchiarti come un buco nero.

Niente, per la donna Karen
e il suo bambino

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Una bionda sul Mekong

La rivista Time l’ha definita la miglior birra d’Asia. Il New York Times le ha dedicato un articolo. È la Beer Lao, prodotta a Vientiane dalla Lao Brewery, società in compartecipazione tra lo stato Lao e la danese Carlsberg. Secondo gli esperti il suo segreto sta nel riso miscelato al malto che le conferisce un sapore “leggero e brioso”. Per ora solo l’un per cento della produzione viene esportato, ma la Lao Brewery sta organizzando una rete di distribuzione gestita in gran parte da viaggiatori che l’hanno apprezzata nell’atmosfera rilassata di un bar in riva al Mekong. Insomma la Beer Lao sembra destinata a diventare di moda. I più informati potranno accompagnarla a un cestino di khao niaw, riso glutinoso (non provateci proprio a usare le bacchette: va mangiato con le mani). Magari qualcuno si chiederà dov’è il Laos e che cosa ci succede. E’ la globalizzazione, bellezza.
Beer Lao e le altre
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Una notizia piccola piccola

Un soldato birmano ha violentato e ucciso una bambina di 7 anni. Il soldato non è stato punito. I genitori della bambina sono stati minacciati di punizioni se non avessero accettato un piccolo compenso per la perdita.
E’ accaduto nel dicembre 2008 nel villaggio di Ma Oo Bin, popolato dalla minoranza Karen.
Questa piccola storia è stata ricordata alla presentazione del report sui “Crimini in Birmania” della
International Human Rights Clinic della Harvard Law School.
Secondo il rapporto, i documenti delle Nazioni Unite sulla Birmania costituiscono base giuridica per procedere a ulteriori indagini in merito a crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Il documento esamina quattro violazioni del corpus internazionale: violenza sessuale, sfollamento forzato, tortura e uccisioni extragiudiziarie.

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