Tre uomini in barca

...Ma non è una storia divertente. Quei tre uomini sono gli ultimi membri dell’equipaggio del Magellanic, ennesima nave fantasma al largo delle coste thai.
MAGELLANIC
Non ricevono la paga da mesi, non hanno soldi per mangiare, sopravvivono pescando, non possono sbarcare perché il visto per la Thailandia è scaduto. Sono tre marinai filippini ma, a quanto pare, né l’ambasciata né il consolato intendono provvedere al loro rimpatrio.
La faccenda non sembra riguardare nemmeno le autorità panamensi, stato di cui la Magellanic batte bandiera.
La società armatrice greca e il suo agente di Manila non danno segno di vita.
Tutto ciò lo riferisce l’unica persona che si preoccupa di quegli uomini, una donna di cui s’è già parlato in questi Bassifondi: Apinya Tajit, della sede locale dell’Apostolato del mare.
Mi trasmette una serie di mail da cui emerge una sola, surreale verità: che quegli uomini sono intrappolati in una rete inestricabile di cui non si riesce a trovare il bandolo.
La Magellanic è una di quelle navi che navigano in un oceano senza nome.
Questa non è una storia divertente e forse non interessa nessuno.
Ma Apinya spera che scriverne possa essere utile.
Non ci credo, ma l’ho fatto.

Messaggio da una nave fantasma..Aiuto...Vogliamo tornare a casa
LETTERA
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Flussi 2

“Libero Flusso”: questo il tema annunciato per il Bangkok Design Festival. Suona ironico, quando la Thailandia è stata colpita da un’inondazione disastrosa,
non ancora conclusa, specie nelle sue potenziali, ancor peggiori conseguenze.
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Ma il Flusso di quel Festival vuole proprio opporsi a quello che ha devastato il paese. Accade già, con la forza dell’intelligenza e della creatività, nella mostra allestita al Bangkok Art and Culture Centre. S’intitola “Let’s Panic”: di grande impatto, spettacolarizza in positivo come sopravvivere in un paese monsonico. Ma soprattutto rappresenta l’essenza del pericolo, interno ed esterno.
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Questi, dunque, sono flussi di coscienza che s’intersecano nel caos, che, pur tra le catastrofi, generano energia e formano una corrente d'apparenti coincidenze.
Così, dopo i flussi d’innovazione che scorrevano a Singapore, ecco quelli di Bangkok. Che inevitabilmente si collegano l’un l’altro. Ecco che la copertina di art4d, rivista d’arte, architettura e design che intitola il suo ultimo editoriale “Free Flow…”, è dedicata a Gaia Scagnetti. E’ una giovane ricercatrice italiana, specialista di “information design”, docente alla facoltà d’architettura della Chulalongkorn University di Bangkok, che ha appena concluso un’esposizione sulle interrelazioni umane, sui flussi di reciproca conoscenza.
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Parlando con lei, forse per la sua formazione in scienza della complessità, si scopre la "bellezza" del collasso di questa megalopoli, che non diventa altro né sull’onda della globalizzazione né delle piogge, ma metabolizza e rigenera i flussi, dà un'estetica al caos.
All’apparenza è davvero tutto complesso. Lo è è davvero. Ma così ci si può distacca dall’ineluttabile logica lineare dell’Occidente. In effetti, qui i flussi non scorrono, ma formano un vortice che ti trasporta in un’altra dimensione.
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