La vera storia del Sergente Eroina

Era conosciuto come il Sergente Smack. Smack nello slang americano anni ’60 indicava l’eroina (forse perché il significato letterale è “aroma, sapore”?). Il suo vero nome è Leslie “Ike” Atkinson. Durante la guerra in Vietnam, tra la fine dei Sessanta e l’inizio dei Settanta, fu al tempo stesso la mente e il braccio che organizzarono il traffico della più pura eroina prodotta nel Triangolo d’Oro, là dove il Mekong forma un’ansa che si incunea in Thailandia, segnando a est il confine con il Laos e a ovest con la Birmania. Il papavero da oppio cresce bene nel suolo alcalino di quel tratto di fiume ed è questo fiore all’origine dell’intrico di storie che l’avevano trasformato in uno dei cuori di tenebra del sud-est asiatico.
Muovendosi tra quello scenario e la Bangkok dei bar dove i militari americani trascorrevano i loro periodi di R&R, Rest and Recreation, il sergente Smack diffuse l’eroina che si propagò come un’epidemia tra gli stessi soldati e negli Stati Uniti. Seondo la Drug Enforcenent Agency (DEA), l’agenzia statunitense per la lotta alla droga, in poco tempo il suo giro d’affari raggiunse la cifra di 400 milioni di dollari. Per contrastare la sua attività fu addirittura creata una speciale unità della DEA: la Centac 9, che condusse tre anni d’indagini in tre continenti.
Smack Fu arrestato nel 1975 nella sua casa di Goldsboro, in North Carolina, quindi condannato a 31 anni di prigione e rilasciato nel 2007. Dicono che non abbia mai portato un’arma con sé e gli agenti che lo hanno incastrato lo definiscono “un gentleman”.

ike

La sua storia è raccontata nel saggio-reportage Sergeant Smack: The Legendary Lives and Times of Ike Atkinson, Kingpin, and His Band of Brothers. L’autore è Ron Chepesiuk, che ha analizzato e descritto attori, comprimari e scene del crimine con precisione da giornalista investigativo e stile da sceneggiatore cinematografico.
Ha svelato gli intrighi e i retroscena delle gang afroamericane che operavano tra Stati uniti e Sud Est Asiatico come pesci nell’acqua torbida delle relazioni tra America e Thailandia. Di un business che coinvolgeva ambasciate straniere a Bangkok, alti ufficiali, polizia, uomini di governo e alcune delle “più rispettate famiglie thai”.
Tra tanti misteri Chepesiuk fa luce anche su uno dei più inquietanti, macabra leggenda della guerra in Vietnam: la cosiddetta “Cadaver Connection”. Quella secondo cui l’eroina sarebbe stata contrabbandata negli USA all’interno delle bare dei militari uccisi in Vietnam. Una leggenda, secondo Chepesiuk, alimentata da uno degli uomini che lavoravano per il Sergente Smack: Frank Lucas, che ha sempre vantato la “Cadaver Connection” come una sua idea.
«Quando Lucas morirà il suo epitaffio dovrebbe essere questo: “ha preso in giro il mondo facendo credere alla cadaver connection» ha detto Smack. C’è riuscito talmente bene che la leggenda è divenuta fiction nel film American Gangster interpretato da Denzel Washington nella parte di Lucas.


Il trailer di American Ganster

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Pirati della strada

Ennesimo incidente stradale che si trasforma in tragedia. Dopo lo scontro si è accesa una violenta discussione tra i due ragazzi e i due uomini che viaggiavano sui mezzi coinvolti. Più tardi, quando i ragazzi pensavano che la questione fosse risolta ed erano tranquilli al bar, sono stati freddati dagli altri due e da un gruppo di loro amici. Sembra un episodio di cronaca abbastanza comune.
Il fatto è che è accaduto a Pegu, una città 50 chilometri a nord di Rangoon, in Birmania. Secondo i media controllati dalla giunta militare l’episodio è stato provocato da una bravata di due giovani ubriachi.
Secondo quanto riferisce Burma Partnership, organizzazione degli oppositori birmani in esilio, i due ragazzi, Aung Thu Hein, 22 anni, e Soe Paing Zaw, 18, viaggiavano su un trisciò (una bicicletta risciò) che si è scontrata con una moto dove viaggiavano due ufficiali dell’esercito. Dopo la discussione i due militari e altri loro camerati si sono messi in caccia. Finché hanno ritrovato i ragazzi e li hanno uccisi.
Per minimizzare le conseguenze dell’esecuzione e placare il risentimento degli amici delle vittime, le autorità locali hanno offerto alle famiglie un milione di kyat (poco meno di 800 euro). In cambio avrebbero dovuto tacere. Forse perché non hanno accettato e si sono permesse di protestare, i corpi dei due ragazzi sono sati immediatamente cremati senza permettere a genitori e parenti di dar loro un ultimo saluto.
In realtà questo è un episodio di cronaca abbastanza comune. Per la Birmania.
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Il manifesto funebre di Aung Thu Thein. L’unico diritto concesso ai genitori. Foto: Mizzima
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La Ballata di Esmeralda

Una nuova storia: di una nave, di un modellino, di vecchi marinai…
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