Che il panda mi aiuti

Una storia di scatole cinesi. Bisognerebbe cercare le scatole. Poi mettere assieme quel che s’è trovato. Alla fine, forse, apparirebbe una gran bella storia sull’Asia. Di ieri e domani. Il presente, si sa, non esiste, e in Asia è ancor più liquido.
Per ora – ma quale ora ? – ne trovate una traccia nella sezione Storie: La donna drago, il taoista e altri demoni.
Per il seguito, chissà. A Kep vorrei comunque tornarci, a Phnom Penh devo andare per il summit Asean. Riguardo a Chongqing c’è un nuovo volo Air Asia da Bangkok e ne approfitterei per vedere lo zoo della città con la sua Panda room.
I panda, quelli sì, interessano.
Kung-fu-panda
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La morte altrove

Vacanza, Altrove. Due parole che esprimono due miti. Spesso indissolubilmente legate. La vacanza è altrove. L’altrove è vacanza, in quanto luogo dove ci si distacca (o si crede di poterlo fare) dai pensieri, dalle ansie, dai problemi quotidiani. Accade però che una di queste parole assuma un significato inquietante, specie nella cultura italiana. E’ Altrove. Il luogo dove tutto è diverso, sconosciuto, potenzialmente ostile, dove anche il cibo nasconde insidie sottili. Ecco allora che la vacanza in un qualsiasi altrove, da sogno si trasforma in incubo. Figurarsi quando l’altrove è la scena di un crimine.
Questo il senso del testo pubblicato nella sezione Storie. S’intitola Morte nei luoghi remoti e fa parte di un libro appena uscito: Faking It in Bangkok (Finzioni a Bangkok). Il libro raccoglie una serie di articoli e post di Christopher G. Moore, scrittore canadese che vive in Thailandia dal 1988, noto soprattutto per i suoi racconti e romanzi, gialli e neri, ambientati in sud-est asiatico.
Quello (o questo, per Moore come per chi scrive) è l’immagine matrice dell’Altrove con tutti i suoi esotismi umani, naturali, culturali, veri o presunti. Là/qui, ogni trama si carica di mistero, la realtà si fa romanzesca, tanto per usare un altro luogo comune. E così, paradossalmente, si sdrammatizza, diviene ulteriore elemento di fascino, per quanto morboso, che alimenta ancora il mito dell’Altrove. In un circolo, letteralmente, vizioso.
Intanto, a confermare ciò che scrive Moore, e degno di un suo thriller, ecco il caso delle due sorelle canadesi trovate morte nella loro stanza d’albergo a Phi Phi Island, uno dei luoghi simbolo della vacanza esotica, là dove è stato girato il film “The Beach” con Leonardo Di Caprio (film, anch’esso, che materializza i sogni e gl’incubi della vacanza esotica).

Le due sorelle non mostrano segni di violenza, né pare siano state uccise. Stando alle prime informazioni sembra siano morte per avvelenamento, ma le cause sono ancora tutte da chiarire. Come quelle all’origine della morte di due altre turiste, un’americana e una canadese, avvenuta nel 2009 nella stessa isola nello stesso modo. Per le indagini è già stata contattata la dottoressa Pornthip Rojanasunand, direttrice dell’istituto di patologia forense Thailandese, incarnazione asiatica di Kay Scarpetta, il personaggio dell'autrice di thriller Patricia Cornwell. Il che, più che tranquillizzare, dà qualche brivido in più. Che col caldo ci sta anche bene.
290px-Et-in-Arcadia-egoEt in Arcadia ego, un quadro del Guercino (1591-1668). La frase alla base del dipinto può tradursi letteralmente: "Anche in Arcadia io”. Interpretabile in molti modi, in questo caso ci richiama all’onnipresenza della morte nello spazio e nel tempo. Sempre e ovunque, anche nei luoghi dell’Ideale come l’Arcadia.
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