Il Grande Elefante Bianco

Il quotidiano birmano filogovernativo “New Light of Myanmar” ha annunciato che un raro esemplare di elefante bianco, una femmina di 38 anni, alta oltre due metri, è stato catturato a Maungtaw, nello stato di Rakhine. Alcuni analisti hanno sottolineato il fatto che per i birmani l’elefante bianco rappresenta un simbolo di cambiamento politico, collegandolo alle prossime elezioni, annunciate per ottobre.
Per altri, più addentro gli esoterismi della giunta birmana, la notizia assume un significato più inquietante.
Secondo un rapporto di Democratic Voice of Burma, infatti, il governo birmano starebbe sviluppando un programma segreto per realizzare armi nucleari e missili balistici: un “Grande Elefante Bianco”, simbolo magico di potere e di potenza. C’è da sperare che il progetto resti un simbolo. Ma potrebbe materializzarsi come uno dei peggiori mostri che popolano l’immaginario asiatico grazie alla collaborazione della Corea del Nord.
Il vero mistero di questa ennesima follia della giunta birmana non è nella possibilità che realizzi armi di distruzione di massa, bensì nel motivo. Per un dissidente esule a Bangkok è la prova che i generali sono un gruppo di psicopatici che vivono nell’incubo di un’invasione. Per altri è una manovra pilotata dai coreani. Secondo altri ancora fa parte di una strategia molto più complessa per ottenere un predominio nell’area. Intanto i nuovo aerei riservati ai leader massimi della giunta sono anch’essi stati battezzati “Elefante Bianco”.



Per vedere il documentario completo della DVB clicca
qui.

|

Droga in via di sviluppo

L’uso di droghe nei paesi economicamente avanzati è stabile. In aumento nei paesi in via di sviluppo, dove sono sempre più diffuse le metamfetamine. E’ un’informazione del World Drug Report 2010, realizzato dall’UNODC, lo United Nations Office on Drugs and Crime. Il fattore più impressionante che emerge dal rapporto è che la produzione, il traffico e il consumo di droghe sono ormai quasi indistinguibili, sia nelle forme di marketing sia finanziarie, da quelli di altri prodotti di largo consumo. La droga sta diventando una metafora del mercato globale.
L’altro fattore è proprio l’aumento dell’uso di metamfetamine nei paesi in via di sviluppo. Chiunque abbia chiacchierato con un tassista di Jakarta, un muratore di Shanghai, un’operaia nelle fabbriche tessili sparse in tutta l’Asia capisce perfettamente perché. Gli stimolanti sono indispensabili per sostenere i ritmi di lavoro.
Per il download completo del rapporto (PDF:14.6MB) clicca qui.
|

I Dannati della Terra

Il Dipartimento di Stato americano ha pubblicato il rapporto 2010 sul traffico di esseri umani.
Secondo il rapporto nel mondo ci sono 12.3 milioni di uomini donne e bambini costretti al lavoro forzato o alla prostituzione, con un guadagno di 32 miliardi di dollari annui per i trafficanti. In molti casi le vittime sono letteralmente rapite o ridotte in schiavitù. Nella maggior parte dei casi sono costretti a vendersi per sfuggire a persecuzioni etniche, guerre, condizioni di vita subumane.
Il che significa che la cifra iniziale andrebbe moltiplicata almeno per 10 per avere un ordine di grandezza più realistico di quanti davvero sono i dannati della terra.
Per il download completo del rapporto (PDF:22MB) clicca qui.



|

Buon Compleanno, Signora

Oggi Daw, la Signora, Aung San Suu Kyi leader e simbolo dell’opposizione birmana, compie 65 anni. Negli ultimi venti ne ha trascorsi dodici agli arresti. Lo è tuttora.
A questa splendida Signora, quindi, auguriamo 100 giorni diversi da questo. Che anche per lei si compia il destino di Nelson Mandela. Magari senza dover aspettare tanto quanto il patriarca sudafricano.
Per la ricorrenza la BBC le ha dedicato un documentario tutto da ascoltare: Freedom From Fear, dal titolo del suo libro più famoso (in italiano Liberi dalla paura), nonché di una sua magnifica lettera. Quel libro in Birmania è proibito e può costare molto caro farselo trovare. Ma c’è sempre qualcuno che lo chiede come il dono più prezioso.
freedom-from-fear-dassk
Per ascoltare il documentario della BBC clicca qui.
|

Il Caro Estinto

Ogni volta che s’incontra un rifugiato birmano si entra immediatamente in un’altra dimensione. Tutti i parametri del nostro modo di essere sono scardinati.
La vita, ad esempio, nel senso di storia individuale. Per ognuno di loro comprende sempre un periodo di carcere. Due, cinque, sette, dieci, anche vent’anni di prigione sono citati come parte inevitabile dell’esistenza.
La morte, ad esempio, nel senso che pochi possono permettersi una degna cremazione.
Ogni volta che s’incontra un rifugiato birmano, poi, si scoprono nuove follie, quasi sempre orribili. A volte buone. Come la Free Funeral Services Society, che fornisce servizi funebri gratuiti.
|

Quinto Potere

Il quarto potere è morto. Viva il quinto. I media tradizionali sono stati sostituiti da Facebook, Twitter, dai social network e da una galassia di blog. I giornalisti professionisti sono rimpiazzati dai citizen journalist: ognuno può comunicare ciò che pensa, vede e riprende grazie a telefonini, video e fotocamere digitali.
Ma il quinto potere è davvero meglio del precedente? Certo, quello era spesso impreciso e di parte. Ma il nuovo “giornalismo partecipativo” è ancor meno obiettivo, molto più impreciso, in toni e forme che spesso confondono la situazione, rendono indistinguibili le informazioni dalle opinioni.
La vera differenza tra i due poteri sta nel concetto di base. Le informazioni trasmesse dai nuovi media sono tali in senso informatico: enormi quantità di bit, di dati diffusi on line. Ma non lo sono nel senso semantico, ossia mezzo di conoscenza e formazione.
Bisognerebbe cominciare a distinguere: il mezzo non è il messaggio. Blog e social network non sono giornalismo. Sono fonti di opinioni, di idee, di impressioni senza alcun controllo, spesso comunicate da chi non ha alcuna preparazione su ciò che scrive. In molti casi sono il mezzo per esprimere una forma di autoaffermazione.
In alcuni casi, ne sono esempio la Birmania, il Tibet o l’Iran, il citizen journalist è stato l’unico testimone possibile. Ma in molti altri, la maggioranza, ha solo contribuito ad alimentare crisi, a confondere le idee, raccontando storie osservate da lontano e non verificate. A morire sul campo dell’informazione sono ancora i giornalisti professionisti.
Il fenomeno è ancor più evidente quando i blogger vogliono raccontare e spiegare il mondo. Diari di viaggio equivalenti alle proiezioni di filmini delle vacanze assumono la valenza di guide, se non di saggi geografici o antropologici. Tramite i Google Alert attivati per tutti i paesi del sud-est asiatico, ad esempio, scopro “templi sepolti nella giungla”, “mercati pittoreschi”, “vegetazioni lussureggianti”, “città di contrasti”, “atmosfere esotiche”. Vengo illuminato sulla globalizzazione che appiattisce il mondo, sui valori culturali che scompaiono. Insomma sono informato da una serie di luoghi comuni, scoperte già fatte, considerazioni di sequispedale banalità. Solo perché qualcuno è andato da qualche parte e vuole comunicarlo al mondo, affermando così la propria identità di vero viaggiatore o di travel writer.
E’ un’opinione che suona interessata, di un giornalista che pretende di essere uno dei pochi autorizzati a scrivere su questi temi. E’ assolutamente vero. Perché sono anni che vivo in questa parte di mondo, ne studio la storia e la cultura, ne analizzo problemi e politiche. E finalmente ho capito che non posso capire. Il che è un enorme passo avanti rispetto a tutti quelli che hanno capito tutto.

Un articolo sul tema (© - FOGLIO QUOTIDIANO).



|